di Federico Zamboni È rispuntato Veltroni. Col suo solito armamentario di cose vecchie spacciate per nuove. Con le sue solite parole d’ordine tanto perentorie nel tono quanto indeterminate nella sostanza: innovazione e riformismo. Con le sue solite “analisi” che fissano i punti di partenza e quelli di arrivo, ma sorvolano sui tempi e sui modi del percorso che dovrebbe condurre dagli uni agli altri. Come sempre, gli obiettivi cedono il posto agli auspici. Ovvio. Gli obiettivi sono vincolanti. Gli auspici no. Basta che siano suggestivi. Se affermo che bisogna tassare le rendite finanziarie almeno (e sottolineo almeno) quanto il lavoro dipendente è un obiettivo preciso, che in quanto tale è soggetto a verifica. Se mi limito a sostenere che ci vorrebbe maggiore equità nell’imposizione fiscale è un semplice auspicio, vale a dire il fratello furbo delle chiacchiere da bar. (leggi nel Quotidiano)