La repressione della Cina contro il Tibet, invaso decenni fa, continua: lunedì la polizia ha aperto il fuoco sulla protesta che sta scuotendo il paese, uccidendo una persona e ferendone almeno trenta, ma le diplomazie occidentali tacciono e la stampa non invoca sanzioni.
La brutalità cinese in Tibet non ha nulla da invidiare a quella di Assad, ma l’occidente non tuona sanzioni, né minaccia interventi militari, almeno per tutelare i tibetani nella loro terra occupata: la marina USA si muove solo per proteggere i suoi interessi economici nello scacchiere del Pacifico.
Nessuno si scandalizza di questa inazione, né, tantomeno, invoca, a destra come a sinistra, azioni di forza o economiche per salvaguardare i diritti umani in Cina. Forse che quando c’è libertà di commercio tutte le altre diventino insignificanti?
La si potrebbe chiamare “ipocrisia di mercato”. Una specialità occidentale.
(fm)