Duemila soldati delle forze governative hanno scatenato una violenta offensiva contro gli integralisti islamici di Boko Haram, gruppo che si è macchiato di numerose stragi di cristiani e che stava trascinando il paese verso la guerra civile.
Le truppe dell’esercito federale sono state dispiegate negli Stati di Yobe, Borno e Adamawa, al confine con Niger, Ciad e Camerun, e secondo gli osservatori il costo in vite umane, specie fra i civili, rischia di essere elevatissimo: nella sua ultima azione Boko Haram ha preso d’assalto la città nordorientale di Bama con circa 200 miliziani, uccidendo 55 persone e radendo al suolo la stazione di polizia locale, caserme militari ed edifici governativi.
L’offensiva dei militari è arrivata dopo che il Presidente Goodluck Jonathan aveva offerto l’amnistia a tutti i ribelli che avessero deposto le armi, ma il tentativo è caduto nel vuoto, così come l’apertura di dialogo proposta con la creazione di una commissione ad hoc.
Il governo centrale non è esente da colpe, ma nella sostanza è valido il giudizio dell’analista politico Derin Ologbenla: «Il presidente è stato molto paziente ascoltando ciò che i ribelli avevano da dire, ascoltando le loro lamentele. E per tutta risposta hanno fatto ricorso alla violenza».
Un nuovo fronte islamico si apre quindi nell’Africa subsahariana, dopo il Mali, anche se è possibile che le autorità riescano qui ad avere ragione del separatismo fondamentalista senza dover far ricorso agli eserciti occidentali.
(fm)