Le forniture dal Paese in rivolta non dovevano essere un problema. Invece dagli amministratori delegati delle compagnie petrolifere arrivano i primi segnali di allarme di Pamela Chiodi Il 22 febbraio scorso l’Eni aveva dovuto chiudere il gasdotto libico Greenstream. Subito dopo erano partite le rassicurazioni. Il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani si era affrettato a precisare che «non ci sarà bisogno di attingere alle riserve nazionali. Abbiamo esaminato tutti i possibili scenari e in nessuno di questi c`è pericolo per la distribuzione di gas in Italia. La situazione è ottimale. Tutto il lavoro fatto in questi anni sulle infrastrutture ci consente di dormire sonni tranquilli». (leggi nel Quotidiano)